Una Culla per Alice
Questa canzone fa parte di una trilogia sull'emarginazione sociale (Una culla per Alice, Una stella per Alice, Una tomba per Alice).
Alice è una piccola zingara e come tale nasce povera ed emarginata; il pianto d'una "Madonna" richiama in "parallelo" la nascita altrettanto povera ma mitizzata e sublimata di un altro emarginato; anche qui non c'è culla e non c'è neppure la leggendaria stella, ma la povertà e la solitudine di una strada rischiarata dalla luna; il coro degli angeli, qui rappresentato dalle schiere infinite dei poveri, non canta "Gloria" o "Alleluja", ma consola Alice per un futuro che, anche gli occhi vissuti della mamma, vedono ricco non di balocchi ma di pioggia e vento.
Aldilà di temi e di armonie sentimentali, occorre ripensare agli zingari come ad un simbolo di macroscopica emarginazione socio-culturale, con in più una punta di razzismo rispetto all'altrettanto storica emarginazione delle masse popolari da parte della cultura egemone.
Alice è una piccola zingara e come tale nasce povera ed emarginata; il pianto d'una "Madonna" richiama in "parallelo" la nascita altrettanto povera ma mitizzata e sublimata di un altro emarginato; anche qui non c'è culla e non c'è neppure la leggendaria stella, ma la povertà e la solitudine di una strada rischiarata dalla luna; il coro degli angeli, qui rappresentato dalle schiere infinite dei poveri, non canta "Gloria" o "Alleluja", ma consola Alice per un futuro che, anche gli occhi vissuti della mamma, vedono ricco non di balocchi ma di pioggia e vento.
Aldilà di temi e di armonie sentimentali, occorre ripensare agli zingari come ad un simbolo di macroscopica emarginazione socio-culturale, con in più una punta di razzismo rispetto all'altrettanto storica emarginazione delle masse popolari da parte della cultura egemone.
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Partitura:
di Mario Marelli
TTBB
(Un tono sopra e si può cantare con SCTB)
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Una Stella per Alice
Nel corso affollato della città la piccola zingara si destreggia a leggere la mano ai passanti, individuando per tutti un futuro felice, protetto da una stella; Alice sa di appartenere ad una razza diversa, emarginata: infatti il tradizionale mestiere di "astrologa" viene tradotto con l'appellativo di "stroliga", che in dialetto è sinonimo di "zingara", ma con significato solo dispregiativo. Dunque per tutti una buona stella, ma per Alice no: il calore del suo cavallo, che esprime una grande intesa fra la natura e la sua gente, la consolerà per questa emarginazione.
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Partitura:
di Mario Marelli
TTBB
(Un tono sopra e si può cantare con SCTB)
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Una Tomba per Alice
Il contenuto musicale e quello umano-poetico fanno di questo canto un inno epico per la sfortunata Alice. Agli occhi distratti o addirittura sprezzanti della gente, Alice è la piccola zingara che viene scacciata di porta in porta e al termine della sua avventura su questa terra implora almeno una tomba nel fondo della valle, dove riposare e raccontare al vento la sua triste esperienza di incompresa e segregata. Vi è da notare una felice compenetrazione fra testo e musica: sulla melodia gitana condotta dai soprani, l'accompagnamento del basso rievoca il ritmo della carovana zingaresca; la frase centrale, sincopata, rievoca fantasticamente il persistente incalzare dei cavalli tesi verso la realizzazione del sogno di Alice; l'accordo finale che dalla tonalità minore si risolve in quella maggiore, infonde un senso di quiete e di pace serena e maestosa: Alice ha infatti concluso la sua avventura e nella terra di nessuno, “... nel gran silenzio della valle, accanto al vento dormirà!”
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Partitura:
di Mario Marelli
TTBB
(Un tono sopra e si può cantare con SCTB)
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