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(art. 70, c. 1, L. 22 aprile 1941, n. 633, introdotto dalla L. 9 gennaio 2008, n.2, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.21 del 25 gennaio 2008)

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martedì 1 maggio 2007

Convegno notturno

(Nigra 76)
Le canzoni italiane, provenzali, francesi e catalane, che si aggi­rano sul tema della domanda per parte del galante d'un convegno notturno, possono dividersi in tre classi.
Prima classe. Convegno promesso e fissato, ma poi, all'atto, non concesso;
Seconda. Convegno promesso e accordato;
Terza. Nessuna promessa e nessuna concessione di convegno.Cominciamo da quest'ultima classe. Ad essa appartiene la lezione d'Oleggio, raccolta da Domenico Buffa e pubblicata da Marcoaldi col titolo L'onesta scortese'. Il galante va a passeggiare la sera sotto le finestre di Maria, bussa alla porta e chiede di entrare. Maria ri­sponde che non ha mai aperto di notte, né aprirà. È scalza, in carni­ciuola. Il galante stia di fuori finché sia giorno. Questi si adira. La ragazza dice, che se è abbandonata morrà di cordoglio. Ma l'onore le è caro quanto l'amore. Abbia pietà di lei. Allora il galante si rav­vede; vorrebbe far pubblica la di lei scortesia in lode del di lei onore. Le dà la buona sera. Domani porterà l'anello e la sposerà. È una bella e onesta canzone che fa onore al popolo che la canta. Fu ripro­dotta nel Nipote del Vesta-Verde di Cesare Correnti del 1856. Una lezione monferrina è nella prima raccolta del Ferraro, e una istria incompleta e scorretta, è in quella dell'Ive (1).
Uno strambotto, pubblicato da Casetti e Imbriani, offre, ma meno bene, la stessa situazione (2).
Alla seconda classe appartengono le lezioni veneziane pubblicate da Bernoni, la marchigiana da Gianandrea, la emiliana di Cento da Ferraro, l'umbra da Mazzatinti (3). In queste la donna si chiama Ca­tina, Catarina (in quella di Cento Bettina). Essa accorda il convegno, introduce l'amante in camera. La madre, o il padre, se ne accorge. Essa dice che è il fornaio di casa, o la sorella. E quando è rimprove­rata per aver introdotto l'amante, risponde : lasciate dire alla gente quel che vuole; io voglio amare chi m'ama.
A questa classe spetta pure la romanza catalana Don Ramon y Magdalena (4) .
La terza classe comprende tutte le piemontesi qui pubblicate, uno strambotto pubblicato da Casetti e Imbriani (5), e una guascona della raccolta di Bladé (6). Nelle lezioni piemontesi la bella Giuseppina, Giovanna o Caterina, richiesta dal galante, gli dà convegno per la sera in casa. Ma venuta la sera e arrivato il galante, non gli apre la porta, colla scusa che è scalza e in camiciuola, e che la madre, essendo il padre assente, dorme con lei. Il galante non ammette la scusa e si crede burlato. In qualche lezione c'è scambio d'acerbe parole.Nella lezione guascona, la bella Marion si ride malignamente del galante che è di fuori al gelo, coi ghiacciuoli alla veste. Essa gli dice : — Hai tu sentito l'usignuolo che canta la ture lan lure? Egli passa la notte al freddo. Hai tu sentito la ghiandaia e il rigogolo, che cantano la tran lan lare? Essi passano la notte alla rugiada. Così, mio povero Giuseppe, tu sei l'uccello di Marion; danza, se vuoi, in mezzo al ghiaccio, e cantami una bella serenata. — Altre lezioni fran­cesi, una della Franca Contea pubblicata da Buchon, una normanna da Ch. Benoist, una franco-brettone da Ad. Orain e tre bressane da Guillon (7) , partecipano un po' a tutte le tre classi. L'amante si pre­senta di sera o di notte alla porta della bella e chiede d'entrare. Essa risponde che non apre la porta a mezzanotte (o che non ha la chiave) e che c'è in casa, coricati, il padre e la madre. Vada sotto la finestra presso il di lei letto. L'amante ci va. È coperto di neve e ha fango fino ai ginocchi. La bella, mossa a pietà, va a prendere il mantello del padre per gettarglielo sulle spalle. Nella lezione normanna, il padre ode il discorso e minaccia la figlia di metterla in convento. Ma essa dichiara che non ci vuol andare e che preferisce, naturalmente, un uomo di suo gusto a tutte le vecchie devote del monastero. Nella le­zione della Franca Contea e nella franco-brettone l'innamorato si lagna che i cani di casa gli abbaiano contro, e par che dicano in loro linguaggio : garzone, tu perdi il tuo tempo. Questa e una delle bres­sane hanno poi finali diversi. La canzone è anche ricordata da Rathery (8).
1 Ferraro, C. pop. monf., 62. — Ive, 323.
2 Casetti e Imbriani, 1, 48.
3 Bernoni, Nuovi c. pop. venez., 9; Tr. pop. venez., 28. — Gianandrea, 279. — Ferraro, C. pop. di Ferrara ecc., 65. — Mazzatinti, 291.
4 Milà, Romancerillo ecc., 188.
5 Casetti e Imbriani, 1, 47.
6 Bladé, Poés. pop. de la Gasc., II, 196.
7 Buchon, 83. — « Romania », XIII, 433. — 329, 333, 399. — Rolland, Recueil ecc.,
v, I.
8 « Moniteur universel », 27 maggio 1853, n. 147.
Da "Canti popolari del Piemonte" - Costantino Nigra - Einaudi
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Partiture:
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Una versione emiliana per coro maschile
arm. Andrea Mascagni
TTBB
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Un'altra emiliana per coro misto a 6 voci
arm. Giorgio Vacchi
SCTTBB
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Una toscana per coro a voci virili
arm. Claudio Malcapi
TTBB
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due versioni per coro maschile appartenenti alla seconda classe del "Convegno notturno"
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e una trentina
arm. Luigi Pigarelli
TTBB
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3 commenti:

  1. sto facendo un lavoro di ricerca "a ritroso" su Bella Ciao.
    Siti di questo tipo sono stati preziosissimi per me.
    Grazie

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  2. Finalmente ho trovato la canzone che mio papà cercava da tanto tempo.grazie mille Lorena

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