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Invio con piacere per la prima volta la partitura 
dell'antico canto per 4 voci maschili TTBB (medioevale e cataro secondi 
alcuni, del XV sec. secondo altri), nella suggestiva ineguagliata 
armonizzazione di P. Bon circolante in 2 versioni con il titolo "Canso 
de bouyé" o "canso do bouyé" a cui farò riferiemnto con "le 
bouyé".
Ho 
modificato il titolo originale (poi spiegherò perché), ho separato le 4 voci, ho 
sostituito alle parole occitane come erano scritte la pronuncia italiana del 
testo occitano, ho riportato poi il testo integrale del canto come era nello 
spartito (con alcune correzioni) con la sua pronuncia e la traduzione letterale. 
Mi 
sembrava particolarmente importante fornire una corretta pronuncia del 
canto: 
il 
rischio (verificato) è che ogni coro abbia la sua pronuncia personale 
venendo meno almeno in parte ad uno dei principi 
fondamentale del nostro cantare: il rispetto verso la cultura 
secolare di cui il canto è l'espressione.
Si 
tratta del risultato di una mia ricerca durata quasi 4 mesi su due canti di P. 
Bon “Som som” e “Le bouyé”. Del primo canto avevo trovato due versioni, nella 
prima si annotava che era “un'antica antica ninna nanna provenzale”, 
nella seconda sotto il titolo era riportato “Ninna dell'Alvernia”. 
Nel secondo spartito “le bouyé”, sempre in due versioni, si affermava che era un 
canto provenzale (lingua d'oc). Queste sono le domande a cui ho cercato 
di rispondere.
Domande e risposte (spero) rapide
1) 
“Som som” è un canto occitano provenzale o dell'Alvernia (Auvergne in 
francese)?Dell'Alvernia senza ombra di 
dubbio. Il motivo principale è contenuto in questa 
frase: “Som som béni béni= “sonno sonno vieni vieni”. 
“Béni” è 
l'imperativo del verbo “venir” (venire in italiano ) come pronunciato 
in 
Linguadoca, nel sud dell'Auvergne e in Guascogna invece di "véni" (fenomeno 
indicato dai linguisti con il termine "betacismo").
In Provenza non si 
usa mai pronunciare (né tanto meno scrivere) 
“B” al posto della 
“V”.  
2) 
Ma allora “le bouyé è 
occitano provenzale?No assolutamente. 
Anche qui nessun dubbio.
Basta, 
per iniziare, confrontare 
la settima strofa in una 
versione “raccolta in Provenza” e un'altra “raccolta nel territorio del 
dialetto linguadociano”.*“Tots 
los romious que passaran prendran d'ayga senhada” 
(versione 
Linguadociana raccolta a 
Montauban 1848 – Dipartimento di Tarn e 
Garonna) 
*“Tutti 
i pellegrini che passeranno prenderanno acqua 
benedetta” (in Italiano)[versione con una 
sola differenza rispetto a quella dello 
spartito (passeran)]
*“ E 
lei 
romieus que passaràn prendron d'aiga senhada (versione 
Provenzale)
* “E 
i pellegrini che passeranno prenderanno acqua 
benedetta” (in Italiano)L'articolo plurale 
maschile in Linguadociano è “los” (pronuncia" 
lus"), 
in Provenzale (maschile e femminile) è 
“lei”( pronuncia “li”).
3) Ma 
allora perché chiamare provenzali dei canti che non lo 
sono?La risposta sorprendente che ho trovato 
quasi alla fine del mio lavoro [vedi 
“Grammaire de l'ancien provençal ou ancienne 
langue d'oc” J. Anglade (1921);“Provenzale e 
occitano: vicende glottonimiche” di Riccardo Regis] 
risiede in una 
consuetudine già medievale da parte dei letterati italiani 
(poi 
proseguita fino ai nostri giorni dai linguisti) di indicare con il 
termine “provenzale” la lingua occitana (dal latino 
"provincialis", derivato a sua volta dal termine 
“provincia” che indicava “l'antica provincia 
romana” 
che si estendeva ancora nel Medio Evo dalle Alpi all'Oceano Atlantico e quindi 
su quasi tutto il territorio dove si parlava la lingua occitana dei 
trovatori in modo pressoché indifferenziato). 
Solo dal XIV secolo ha avuto inizio la differenziazione 
che ha portato alla formazione dei 6 dialetti occitani odierni (linguadociano, 
provenzale, guascone, limosino, alverniate e vivaro-alpino con molte nostre 
vallate piemontesi come la Val Maira, Vermenagna, Po, Varaita, Germanasca, 
Chisone.... 
   Oggigiorno la maggioranza degli 
studiosi usa il termine “occitano” (già coniato nel 
Medio Evo e di cui era a conoscenza il nostro grande 
poeta “Dante”, vedi il suo trattato “De vulgari 
eloquentia”) per indicare la lingua d'oc evitando così 
di creare una grande confusione 
nei non addetti ai lavori. 
Conclusione
Il canto “Som som” 
( o “Soun soun”, “Soin soin” “Souon souon”) è diffuso in 
tutta l'Occitania con varietà di melodie e contenuti. Anche il canto "le/lo 
bouyer" è conosciuto in tutta 
l'Occitania per cui esistono esecuzioni in tutti i dialetti occitani salvo forse 
il vivaro-alpino; il testo è stato pubblicato in una quarantina di versioni che, 
a differenza della melodia, possono variare in modo significativo di 
contenuto dopo le prime strofe. Nella versione dello spartito di 
riferimento il testo occitano è in dialetto 
linguadociano. 
Ma allora anche 
il titolo dovrebbe essere linguadociano!
Per cui mi sembra 
più 
adeguato come titolo 
(mantenendo lo schema di P. 
Bon) 
“Canso del bouyer” (titolo, come gli altri 2 di P. Bon, 
inesistente sul web in Francia), o anche l'ancora 
linguadociano "Cant del boièr" (in pochi siti francesi). 
Normalmente in Francia troviamo solo le/lo "bouyer" (linguadociano, 
alverniate) oppure "lo boèr" (guascone), "lo boier" 
(provenzale), "lo boièr" (linguadociano e 
limosino).N. B. - Sulla datazione del canto “le/lo bouyer” e sul suo 
significato, funzione ci sono 
varie ipotesi che qui non è possibile affrontare. 
Saluti
Giuseppe 
Boscolo
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arm. Paolo Bon
trascr. pronuncia e note
di Giuseppe Boscolo
TTBB
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arm. Paolo Bon
(partitura originale)
TTBB
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